La pubblicità è cambiata molto dalle origini ai giorni nostri, sebbene vi siano alcuni paletti che permangono dagli anni cinquanta ad oggi. Difatti emozioni intense e messaggi concisi sono tutt’ora i principi su cui si fonda lo spot pubblicitario attuale come quello delle origini. Certo se pensiamo al Carosello e guardiamo un qualsiasi spot attuale ci renderemo subito conto che sono cambiati i toni e ciò che è ritenuto socialmente accettabile. Inoltre la posizione del marchio è passata dall’essere mascherata all’essere molto esposta e centrale. Abbiamo quindi pensato di discutere di questo argomento assieme a chi se ne intende, contattando una popolare agenzia specializzata in realizzazione spot pubblicitari a Milano.
La crisi della pubblicità tradizionale
Se ci soffermiamo sui cambiamenti del ramo della pubblicità la questione che dovrebbe subito balzare alla nostra attenzione è la pervasività e l’invadenza con cui questa interrompe le nostre giornate. Agli inizi non era affatto così perché il momento della pubblicità era atteso e desiderato. Ad essa spettava il 3% del palinsesto televisivo italiano con la necessità di preservare radio e riviste e i loro relativi introiti.
Oggi la pubblicità è ovunque e, quindi, deve superare delle sfide complesse, come la reazione di selettività delle persone. Troppi contenuti spingono gli utenti a disintossicarsi, a respingere gli input e a distogliere l’attenzione. Quindi si moltiplicano i sistemi di ad blocking e il mercato risponde con formule a pagamento per chi desidera non ricevere più pubblicità. Hai letto bene: per evitare la pubblicità, oggi, ti tocca pagare.
Esiste ancora l’etica nella pubblicità?
Oppure si è verificato un processo inverso, sicuramente più “etico” del precedente, che offre alle persone guadagni e ricompense se queste accettano di guardare la pubblicità. Accade soprattutto sulle app per smartphone che, pur essendo gratuite per i consumatori finali, vivono e guadagnano grazie al posizionamento della pubblicità. Questi appena enunciati sono gli estremi di tutto un mondo di strategie e sistemi pubblicitari tra cui figurano l’influencer marketing, il guerrilla marketing, l’istant marketing e persino il permission marketing.
La ridondanza della pubblicità attuale ha spinto il mercato a interrogarsi su come vendere senza assillare le persone e, ad oggi, le soluzioni più eleganti sembrano essere l’affiliate, l’inbound e l’influencer marketing. Il primo è un sistema che punta tutto sulla qualità informativa grazie alla quale l’affiliato vende un prodotto di terzi intascando una commissione.
L’inbound ragiona sulla stessa logica perché evita di spingere le persone a comprare in modo diretto ma le lascia libere di avvicinarsi ad un brand attraverso il content marketing. Infine l’influencer marketing gioca la carta della rilevanza di una figura pubblica coerente con un brand per diffondere consigli d’acquisto che poi, gli utenti, saranno liberi di ascoltare o criticare.
Less is more?
Insomma la pubblicità ha dovuto fare i conti con il “troppo” e, dunque, ridurre la portata informativa per recuperare l’attenzione e l’interesse delle persone. Di questo mondo stanno pagando il conto le testate giornalistiche, le riviste e la radio che hanno vissuto l’arrivo del web come una pesantissima sconfitta nel ramo della comunicazione. Il web sarà superato mai da un altro sistema? Impossibile dirlo oggi perché la sensazione degli esperti è che siamo talmente immersi che non si riesce a vedere “una fine”.