L’amore di una mamma (ma anche di un padre) spinge spesso a voler stabilire un contatto con il piccolo, sin da quando sta nel grembo materno. Questo comportamento è quello che scientificamente si chiama aptonomia.
Si tratta di un insieme di esercizi e tecniche che aiutano i genitori a create una relazione con il feto. Non a caso è detta anche scienza dell’affettività̀ e delle relazioni emozionali umane.
La nascita dell’aptonomia
Questa scienza nasce negli anni ’40 ad opera del medico olandese Frans Veldman. Dopo aver fatto la brutta esperienza dei campi di concentramento, mise al centro dell’attenzione il bisogno che ogni uomo ha sin da bambino ma anche per il concepimento.
Nel corso degli anni la materia ha avuto una sua elaborazione fino a quando le discipline sanitarie non l’hanno inserita come materia di supporto al paziente. Viene infatti utilizzata come fondamento per il contatto umano, al fine di generare la giusta dose di serenità e sicurezza.
Nel nostro confinate è molto diffusa come pratica soprattutto in Olanda e in Francia. In Italia non ha ancora preso piede come si deve, ma qualche struttura più all’avanguardia propone gli esercizi prenatali alle neo mamme. Al contempo vengono coinvolti anche i futuri papà, a cui sono destinati poi esercizi ad hoc.
Le tecniche
Le tecniche di applicazione sono molto vaste. Esse si propongono durante i corsi preparto in molte strutture ospedaliere. Esse si fondano sulla respirazione, su piccoli tocchi, sulle parole e sui toni melodiose. I protagonisti di questi gesti sono la mamma e il suo grembo (con all’interno il feto).
Ci sono delle tecniche specifiche, che vengono in alcuni casi proposte nei corsi di preparazione al parto di alcune strutture ospedaliere. Si basano tutte su un mix di respirazione, tocchi leggeri, parole e musica. Una di queste, che ha come protagonisti la mamma e il bambino, si sviluppa così:
Ci sono molti esercizi di respirazioni facili ed intuitivi ad esempio che servono per coccolare il bambino, per abbracciarlo. Il piccolo può sentire la carezza della mamma, il suo amore, la sua presenza. Queste tecniche hanno lo scopo di far sentire il piccolo la vicinanza con i genitori, che trovano dunque modi alternativi di provare affetto.
Fa bene l’aptonomia?
Le tecniche di questa disciplina fanno bene non solo al bambino ma anche ai genitori, che vengono coinvolti ambedue negli esercizi affettivi. Essi tendono a consolidare il rapporto madre figlio sin dai primi momenti del concepimento. Ma in particolar modo la relazione tende a diventare speciale soprattutto da parte del parte, che pur non potendo vivere le sensazioni di portarlo dentro di sé, riesce in questo modo a non sentirsi estraneo alla gravidanza.
L’autonomia favorisce la crescita relazionale emotiva tra madre padre e figlio, rende sereno il rapporto si coppia. Al contempo cresce a dismisura quella sensazione di responsabilità emotiva che giova a tutti i componenti della famiglia.
Il feto avverte realmente le piacevoli sensazione, ricevendo una prima costruzione sicura d’affetto che lo aspetta una volta nato. Intanto mamma e papà iniziano realmente ad entrare nel ruolo, a calarsi nella parte, diventando appunto tali.