Secondo un recente studio, entro il 2040 le università italiane potrebbero cessare di esistere a causa del crescente impatto della crisi demografica. La crisi demografica non è una semplice minaccia futura ma sta già cominciando ad avere conseguenze sull’istruzione universitaria italiana. L’articolo di seguito esaminerà il rapporto tra la crisi demografica e le università italiane, offrendo uno sguardo più attento su come ciò cambierà il sistema educativo italiano entro il 2040.
Crisis demografica, l’allarme dell’Italia per il 2040
Dall’inizio degli anni ’90 la popolazione italiana sta diminuendo, un fenomeno che si è acuito in modo esponenziale a partire dal 2008: secondo gli ultimi dati Istat, le nascite dei primi 36 mesi dell’anno 2020 sono diminuite del -16,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le previsioni per il futuro, se non cambiano radicalmente le tendenze attuali, non sono certo confortanti: in base agli ultimi studi demografici, entro il 2040 l’Italia conterebbe fino a 8-9 milioni di abitanti in meno rispetto alla condizione attuale, una riduzione che corelata alla tendenze già in atto potrebbe addirittura azzerare la percentuale di giovani (fino a 35 anni) entro il 2050.
A far suonare l’allarme i dati più recenti: le nascite del 2020 sono in calo del -12,9%, con una media di 51.918 figli pro-capite, nettamente inferiore alla soglia critica di 61.500 unità imposta dall’ONU per mantenere lo status quo demografico. Senza una rilevante inversione di tendenza, dunque, i dati allarmanti della crisis demografica italiana si protrarranno e maggiormente sostanziano entro il 2040:
- Consistenza della popolazione residente ridotta in maniera accentuata
- Paura di un assistenzialismo sociale dilagante nell’età senile
- Minore mobilizzazione di risorse sul mercato del lavoro
- Preoccupazione per la sopravvivenza dei servizi pubblici e le comunità precarie
Pertanto, l’Italia è chiamata a processare quanto prima un cambiamento strutturale dal punto di vista culturale, di politica sociale e demografica, che può iniziare con l’abolizione delle penalizzazioni fiscali connesse alla natalità, fomentando una cultura a favore della famiglia fondata sulla procreazione responsabile e tutelando ancor più le fasce più deboli del tessuto socio-economico.
L’incubo della carenza di studenti universitari
Negli ultimi anni, il numero di studenti universitari è diminuito drasticamente. Di recente, la Università di Torino ha fatto una stima abbastanza allarmante: a partire dall’anno accademico 2019/2020, l’università potrebbe perdere fino al 10% dei suoi studenti. Questa situazione ha creato un grande stress nelle istituzioni accademiche.
Le conseguenze della carenza di studenti universitari potrebbero essere devastanti. In primo luogo, ciò significa un calo delle entrate. Le università dipendono in gran parte dal denaro ricevuto dagli studenti per finanziare i loro programmi; in effetti, le entrate delle tasse scolastiche rappresentano una grande percentuale del loro budget. In secondo luogo, le università potrebbero iniziare a ridurre le spese per i dipendenti. La conseguenza potrebbe essere una scarsa qualità dell’insegnamento, una grande perdita di posti di lavoro e un degrado dei servizi educativi.
- Scendere di 10% del numero di studenti potrebbe significare un calo delle entrate
- Ciò comporterebbe l’utilizzo di finanziamenti limitati, che andrebbero a colpire i dipendenti delle università, soprattutto in caso di mancanza dei fondi necessari
- La qualità dell’insegnamento, di conseguenza, ne sarebbe fortemente compromessa
Cosa fare per contrastare la crisi demografica
Le direzioni intraprese dagli Stati membri per contrastare la crisi in corso variano da paese a paese, ma tutte lavorano in direzione di alcune misure generali, ad esempio:
- Promuovere la natalità. Ci sono molti programmi che possono essere implementati a livello locale, anche con incentivi fiscali e altre forme di sostegno alla famiglia.
- Aumentare l’attrazione degli stranieri. Attraverso leggi che limitino le discriminazioni razziali e agevolino l’ingresso degli stranieri a fini economici, potrebbe essere possibile aumentare l’iniezione di nuove energie all’economia.
Inoltre, è essenziale migliorare l’istruzione offerta ai membri della comunità, sia in termini di qualità che di accessibilità, per garantire che le persone abbiano gli strumenti necessari per trovare un lavoro dignitoso in futuro. Queste politiche andrebbero affiancate a iniziative volte a creare importanti opportunità di lavoro per i giovani, al fine di sostenere la popolazione e la sua vitalità.
Proposte per incentivare iscrizioni all’università
Trovare incentivi per incoraggiare l’iscrizione all’università è importante per assicurare che sempre più persone possano beneficiare dell’istruzione superiore.
- Molte istituzioni offrono programmi di borse di studio per promuovere l’educazione universitaria
- In tal modo, le persone che non hanno i mezzi finanziari per iscriversi all’università possono farlo comunque
Altre proposte che possono incentivare le iscrizioni sono: offrire programmi di lavoro-studio, come quelli incentrati su affari internazionali, risorse umane, informatica o finanza; fornire pagamenti agevolati o altri tipi di sussidi; sostenere la ricerca accademica; oltre a prevedere agevolazioni fiscali. È anche importante migliorare l’ambiente di apprendimento, investendo in tecnologie educative avanzate e in programmi di tutoraggio per aumentare il successo degli studenti.
L’Italia sempre più vecchia non è un destino scritto. Lo Stato ha l’opportunità e gli strumenti per prendere misure concrete per affrontare la crisi demografica. Servono misure di sensibilizzazione a favore della natalità, incentivi per le famiglie numerose, politiche di servizi di cura di qualità aperte anche ai non cittadini, ma soprattutto la politica deve educare le generazioni future a prendere in considerazione l’importanza della natalità e dell’inserire la famiglia su un piano di parità con il lavoro. Solo allora l’Italia avrà un futuro radioso e una reale prospettiva di evitare un futuro senza università.