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Tuesday 22 April 2025
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Case per ferie a Roma: quanto incassa la Chiesa e cosa dice la legge

Nel cuore di Roma, tra le vie del centro storico e i quartieri più turistici, si nasconde un sistema ricettivo parallelo che muove milioni di euro ogni anno: le case per ferie gestite da enti religiosi. Queste strutture, spesso ospitate in immobili di pregio e con standard simili a quelli degli alberghi, rappresentano una fonte di reddito consistente per la Chiesa cattolica. Tuttavia, la loro esistenza solleva interrogativi su concorrenza, fiscalità e trasparenza.

Cosa sono le case per ferie e come funzionano

Le case per ferie sono strutture ricettive extralberghiere, regolamentate dalla normativa regionale del Lazio e pensate per ospitare temporaneamente gruppi, famiglie e singoli, spesso con finalità culturali, religiose, sociali o assistenziali. A differenza degli hotel, non dovrebbero avere finalità di lucro, ma la realtà è ben diversa: molte di queste case per ferie a Roma operano come veri e propri alberghi, offrendo servizi simili e rivolgendosi a un pubblico turistico internazionale.

Secondo i dati raccolti da RomaToday, nella Capitale ci sono più di 400 case per ferie, molte delle quali gestite da ordini religiosi e congregazioni. Queste strutture spesso godono di agevolazioni fiscali, come l’esenzione dall’IMU e da altre imposte, in quanto formalmente non a scopo di lucro. Tuttavia, i prezzi praticati sono in linea con quelli degli hotel a tre o quattro stelle.

Quanto incassa la Chiesa dalle case per ferie a Roma

Il giro d’affari delle case per ferie a Roma è tutt’altro che trascurabile. Secondo stime non ufficiali, si parla di centinaia di milioni di euro all’anno. Molte strutture registrano un’alta occupazione durante tutto l’anno, grazie alla posizione centrale, ai prezzi competitivi e al passaparola tra turisti stranieri, gruppi religiosi e pellegrini.

Un esempio emblematico è quello dell’Istituto Suore di Santa Brigida, che gestisce una casa per ferie in Piazza Farnese, nel cuore del centro storico. La struttura, dotata di camere con bagno privato, colazione inclusa e servizi alberghieri, ha un costo medio di 150 euro a notte. Con una media di occupazione dell’80%, l’incasso annuo può superare il milione di euro.

La normativa regionale e le lacune legislative

La normativa che regola le case per ferie nel Lazio è la Legge Regionale 13/2007, integrata da successivi regolamenti. Secondo la legge, le case per ferie devono essere gestite da enti pubblici, associazioni, fondazioni, enti religiosi o altri soggetti senza scopo di lucro. Inoltre, devono rispettare specifici requisiti strutturali e funzionali, ma non sono soggette agli stessi obblighi fiscali e amministrativi degli hotel tradizionali.

Il problema principale risiede nella difficoltà di verifica delle finalità non lucrative. In molti casi, le case per ferie operano come vere e proprie imprese turistiche, ma continuano a godere di agevolazioni fiscali e normative grazie alla loro forma giuridica. Questo crea una distorsione del mercato e una concorrenza sleale nei confronti degli albergatori che pagano regolarmente tasse e contributi.

Controlli e trasparenza: cosa fa il Comune di Roma

Il Comune di Roma ha più volte annunciato controlli e verifiche sulle strutture ricettive non alberghiere, ma i risultati sono stati modesti. Le ispezioni sono poche e spesso inefficaci, anche a causa della mancanza di personale specializzato e della complessità normativa. Inoltre, molti enti religiosi si avvalgono di consulenti esperti per aggirare eventuali obblighi fiscali o per rientrare nei parametri della legge.

Nel 2022 è stato avviato un censimento delle case per ferie, ma i dati raccolti non sono mai stati pubblicati in modo trasparente. Le associazioni di categoria, come Federalberghi, chiedono da anni una riforma del settore e l’introduzione di controlli più severi, ma al momento la situazione resta invariata.

Le reazioni degli albergatori e degli operatori turistici

Gli albergatori romani denunciano da tempo la concorrenza sleale delle case per ferie religiose. Le strutture alberghiere, infatti, devono rispettare regolamenti stringenti, pagare imposte elevate e affrontare costi di gestione crescenti. Al contrario, molte case per ferie operano in una zona grigia, senza gli stessi oneri fiscali e burocratici.

Secondo Federalberghi Roma, la presenza di oltre 400 case per ferie non regolamentate sottrae ogni anno decine di milioni di euro al fisco e contribuisce a deprimere i prezzi del settore. Inoltre, la mancanza di trasparenza e di controlli mette a rischio la qualità dell’offerta turistica e la sicurezza degli ospiti.

Turismo religioso e strategie della Chiesa

La Chiesa cattolica ha da sempre un ruolo centrale nel turismo religioso. Roma, in particolare, è una delle principali mete di pellegrinaggio al mondo, con milioni di visitatori ogni anno attratti dal Vaticano, dalle basiliche e dai luoghi di culto. Le case per ferie rappresentano uno strumento strategico per accogliere questi flussi, offrendo ospitalità a prezzi contenuti e in ambienti “spirituali”.

Molti ordini religiosi considerano le case per ferie come un modo per sostenere economicamente le proprie attività missionarie, educative o assistenziali. Tuttavia, la mancanza di trasparenza su bilanci e destinazione dei fondi rende difficile verificare l’effettivo utilizzo degli incassi.

Proposte di riforma e possibili soluzioni

Per risolvere le criticità del sistema, diversi esperti propongono una revisione della normativa sulle strutture extralberghiere. Tra le proposte più condivise:

  • Introdurre un registro pubblico delle case per ferie, con dati aggiornati su gestori, capienza, tariffe e bilanci;
  • Rendere obbligatoria la trasparenza fiscale anche per gli enti religiosi che operano nel settore turistico;
  • Uniformare i criteri di sicurezza, igiene e accessibilità a quelli previsti per le strutture alberghiere;
  • Prevedere controlli periodici da parte di enti indipendenti;
  • Introdurre un contributo di soggiorno obbligatorio anche per le case per ferie, come già avviene per gli hotel.

Inoltre, si suggerisce di rafforzare la collaborazione tra Comune, Regione e Agenzia delle Entrate per monitorare meglio il settore e contrastare eventuali abusi.

Un sistema da rivedere per garantire equità e legalità

Il fenomeno delle case per ferie a Roma, sebbene legittimo nella sua origine, si è trasformato in una rete complessa e poco trasparente che genera profitti significativi per gli enti religiosi. La mancanza di controlli efficaci e la normativa permissiva hanno contribuito a creare una situazione di squilibrio nel mercato turistico romano.

Garantire equità fiscale, trasparenza e concorrenza leale è fondamentale per il futuro del turismo nella Capitale. Solo attraverso una riforma seria e condivisa sarà possibile valorizzare il ruolo sociale delle case per ferie senza penalizzare gli operatori che rispettano le regole.

Per approfondire il tema del turismo religioso e delle strutture ricettive extralberghiere, puoi consultare anche il sito ufficiale della Regione Lazio e la sezione dedicata alla normativa turistica.



Giornalista, appassionato di marketing e vero e proprio "Tecnico Umanista", Simone Durante naviga nel mondo digitale fin dai tempi del modem a 56k.