Negli ultimi decenni, Roma ha assistito a una progressiva e preoccupante chiusura delle sale cinematografiche, un fenomeno che ha lasciato oltre 40 edifici inutilizzati in diversi quartieri della Capitale. Questi spazi, un tempo fulcro di socialità, cultura e aggregazione, oggi giacciono abbandonati, spesso in stato di degrado. L’Ordine degli Architetti di Roma e provincia ha lanciato un appello alle istituzioni per avviare un processo di rigenerazione urbana, affinché questi cinema chiusi possano tornare a vivere con nuove funzioni culturali e collettive.
La mappa dei cinema chiusi a Roma
Secondo i dati raccolti dall’Ordine degli Architetti, sono almeno 43 le sale cinematografiche chiuse a Roma. Alcune sono state trasformate in supermercati, palestre o negozi, ma molte altre sono rimaste inutilizzate, diventando simboli di un patrimonio culturale dimenticato. Tra le strutture più note figurano il Cinema Paris, il Maestoso, il Roma, il Metropolitan e il Sala Troisi (quest’ultimo recentemente riaperto grazie a un progetto di rigenerazione urbana).
Questa situazione non è solo una questione di decoro urbano, ma anche di memoria collettiva. Le sale cinematografiche rappresentano una parte importante dell’identità culturale di Roma, e la loro chiusura ha impoverito il tessuto sociale di interi quartieri. In molti casi, questi edifici occupano posizioni strategiche all’interno della città, e potrebbero essere riconvertiti per ospitare attività culturali, sociali o educative.
La proposta dell’Ordine degli Architetti
L’Ordine degli Architetti di Roma ha presentato una proposta concreta al Comune: avviare un censimento aggiornato dei cinema chiusi e definire un piano di recupero che coinvolga cittadini, associazioni, professionisti e istituzioni. L’obiettivo è restituire questi spazi alla collettività, trasformandoli in centri culturali, biblioteche, spazi per coworking, teatri, luoghi per la formazione o per eventi pubblici.
Nel documento presentato, si sottolinea come il recupero dei cinema dismessi possa diventare un’opportunità per innescare processi di rigenerazione urbana, valorizzando il patrimonio edilizio esistente e promuovendo una nuova visione della città come spazio condiviso e partecipato. L’iniziativa si inserisce in un contesto più ampio di riflessione sul futuro delle città, che devono affrontare le sfide della sostenibilità, dell’inclusione e della resilienza urbana.
Un patrimonio culturale da tutelare
Molti dei cinema chiusi a Roma sono edifici di pregio architettonico, realizzati tra gli anni Trenta e Sessanta, che testimoniano l’evoluzione urbana e culturale della Capitale. Alcuni di essi sono stati progettati da architetti di rilievo e presentano elementi decorativi e strutturali di grande interesse. Tuttavia, il rischio è che, senza un intervento tempestivo, questi immobili finiscano per deteriorarsi irrimediabilmente o vengano demoliti per fare spazio a nuovi edifici speculativi.
La valorizzazione di questo patrimonio può avvenire solo attraverso una visione integrata che tenga conto del valore storico, architettonico e sociale degli edifici. In questo senso, l’intervento degli architetti può essere determinante per sviluppare progetti di recupero che rispettino l’identità dei luoghi e rispondano ai bisogni della comunità.
Il ruolo delle istituzioni e della cittadinanza
Per realizzare una vera rigenerazione urbana è fondamentale la collaborazione tra pubblico e privato. Il Comune di Roma, insieme alla Regione Lazio e al Ministero della Cultura, dovrebbe promuovere bandi e incentivi per favorire il recupero dei cinema dismessi, coinvolgendo anche i proprietari degli immobili. Allo stesso tempo, è importante attivare processi partecipativi che permettano ai cittadini di contribuire alla definizione delle nuove funzioni di questi spazi.
Esperienze positive in altre città italiane ed europee dimostrano che è possibile trasformare i cinema chiusi in luoghi vivi e dinamici, capaci di generare valore sociale ed economico. A Milano, ad esempio, il Cinema Beltrade è stato riaperto grazie a una cooperativa di cittadini; a Parigi, molte sale storiche sono state ristrutturate e riutilizzate come centri culturali polifunzionali.
Un’occasione per ripensare la città
Il tema dei cinema chiusi a Roma si inserisce in una riflessione più ampia sul futuro delle città e sull’uso degli spazi pubblici. In un’epoca segnata dalla crisi climatica, dalla trasformazione digitale e dalla crescente domanda di spazi per la cultura e l’aggregazione, è fondamentale ripensare il modo in cui utilizziamo il patrimonio edilizio esistente.
La rigenerazione urbana non può essere ridotta a una semplice operazione edilizia: deve essere un processo culturale e sociale, capace di coinvolgere la comunità e di generare nuove forme di identità urbana. I cinema chiusi, in questo senso, rappresentano una risorsa preziosa, che può contribuire a costruire una città più inclusiva, sostenibile e partecipata.
Progetti in corso e buone pratiche
Alcuni progetti di recupero sono già stati avviati, come nel caso della Sala Troisi, riaperta nel 2021 grazie all’impegno dell’associazione Piccolo America, che ha trasformato l’ex Cinema Induno in una sala moderna e attrezzata, con una programmazione di qualità e spazi per eventi e formazione. Questo esempio dimostra che con volontà politica, competenze tecniche e partecipazione attiva è possibile restituire alla città luoghi di cultura e socialità.
Un’altra esperienza significativa è quella del Cinema Aquila, nel quartiere Pigneto, che dopo anni di abbandono è stato recuperato e oggi ospita proiezioni, rassegne e attività culturali. Questi esempi possono diventare modelli replicabili in altri quartieri e contribuire a creare una rete diffusa di spazi culturali di prossimità.
Perché è urgente intervenire ora
Lasciare i cinema chiusi in stato di abbandono rappresenta una perdita per l’intera città. Oltre al degrado urbano, si rischia di perdere un patrimonio culturale e sociale che ha segnato la storia di Roma. Intervenire ora significa non solo salvare edifici dal degrado, ma anche offrire nuove opportunità di sviluppo culturale e sociale ai quartieri.
L’Ordine degli Architetti ha lanciato un appello chiaro: serve un piano strategico per il recupero dei cinema dismessi, che metta al centro la cultura, la partecipazione e la sostenibilità. Solo così sarà possibile trasformare una crisi in un’opportunità e restituire ai cittadini spazi vitali per la comunità.
Rigenerare i cinema chiusi per una Roma più vivibile e culturale
La rigenerazione dei cinema chiusi a Roma rappresenta una sfida e al tempo stesso un’opportunità unica per migliorare la qualità della vita urbana. Trasformare questi spazi abbandonati in centri culturali, sociali o educativi non solo contribuirà a contrastare il degrado, ma potrà rafforzare il senso di appartenenza e coesione sociale nei quartieri. È il momento di agire, con coraggio e visione, per costruire una Roma più vivibile, inclusiva e ricca di cultura.