Inchiesta | ABITARE LA ROMA IMMOBILE
Spesso si tende a pensare che Roma sia vittima di un’improvvisa emergenza abitativa. Noi vogliamo sfatare questo mito. Non si vuole certo negare che la questione delle abitazioni nella capitale sia di assoluta gravità, ma di cambiamenti repentini non ce ne sono stati, ciò a cui ci troviamo di fronte è frutto di processi lunghi e tortuosi, ma che sono sempre stati sotto gli occhi di tutti. L’edilizia popolare è in stallo, come afferma l’ingegner Paolo Berdini intervistato dalla nostra Ylenia Sina. A tutto questo si è tentato di supplire con quello che definire un palliativo è un eufemismo, cioè l’housing sociale: si tratta di un compromesso, in cui ci è sembrato di trovare un elisir di vita eterna, tra pubblico e privato per quanto riguarda il mercato immobiliare. Le istituzioni ci mettono i terreni, il privato investe il denaro: il tutto a condizione di garantire mutui e affitti agevolati per i cittadini. Tuttavia oltre al rischio speculazioni sempre presente quando si mettono insieme le tre parole magiche – cioè “immobili”, “privati” e “Roma” – questo significa svendere aree pubbliche alla cementificazione indiscriminata: a Roma ci sono circa 245000 appartamenti vuoti (dati forniti dal Sunia), che bisogno c’è di costruire ancora? Basterebbe che gli affitti fossero un po’ più bassi, che almeno si adeguassero al trend generale del resto d’Italia, che come ci ricorda puntualmente Paolo Sabatini, è in calo del 2,5%, mentre nella capitale purtroppo, è in aumento del 3,5%. La colpa è anche di un’abitudine italianissma, quella cioè di combattere le tasse con l’evasione. Così, tra proprietari e affittuari si è stabilita l’usanza di non registrare nelle apposite sedi, i contratti d’affitto stipulati soprattutto con studenti e immigrati.
La rendita parassitaria è un altro dei problemi che affligge la nostra città, le speculazioni dei costruttori, così come si sono verificate nel quartiere di Porta di Roma, ci vengono raccontate puntualmente da Michele Lupo, che trova anche un inquietante intreccio tra il quartiere-fantasma che sorge alle periferie dell’Urbe e le dismissioni immobiliari degli previdenziali, in particolare dell’Enasarco, di cui ci occupiamo in quest’inchiesta con un’intervista ad Angelo Fascetti dell’Asia Usb (Associazione Inquilini e Assegnatari – Unione Sindcale di Base). I lavori nel quartiere del nuovissimo centro commerciale sono passati dalla Lamaro alla Fimit Sgr, fondo che oltre ad essere gestito da un Amministratore Delegato dal passato spinoso, ha nel suo capitale una società di diritto lussemburghese, la Fimit S.A.R.L., che risulta collegata alla Lehman Brothers, la prima banca fallita nella crisi finanziaria del 2008, regina dei mutui subprime. Ad infittire la nebbia intorno a questo scabroso mistero, ci sarebbe anche una partecipazione dell’Enasarco, che possiede il 10% del capitale di Fimit, tra le papabili candidate per la vincita delle gare per gestire l’invenduto del patrimonio immobiliare della fondazione, secondo un articolo de Il Sole 24 ore datato 9 marzo 2009.
Giuseppe Pagano infine ci illuminerà attraverso l’analisi di un’inchiesta di Silvia Magri e Raffaella Pico, sulla situazione generale dei mutui nel nostro paese, mentre ancora Ylenia Sina ci parlerà dello sviluppo immediato di una simile situazione: l’aumento degli sfratti per morosità.
Insomma, Roma è immobile perchè le cose non cambiano. Perchè ci chiedono flessibilità e mobilità dell’occupazione, ma la situazione per quanto riguarda gli alloggi resta in stallo, non si smuove, trovare un monolocale vicino al posto di lavoro a un prezzo accessibile per un lavoratore con un contratto a tempo determinato, è pura utopia.
Così noi ci muoviamo, ma la città resta ferma, intrappolata nella sua eternità.
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