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Festival Internazionale del Film di Roma 2013: L’ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi : Fuori le Mura


Festival Internazionale del Film di Roma 2013: L’ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi





10 novembre 2013 |



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URDC_PosterApre l’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma con l’atteso film di Giovanni Veronesi, L’ultima ruota del carro. E c’è di che essere arrabbiati. Molto. Perché il tema e lo sfondo sono gli ultimi quarant’anni della nostra Italia con tutte le sue contraddizioni e la sua Storia. Ricordi, terribili e memorabili passano sul grande schermo attraverso il piccolo: il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, la vittoria dei mondiali del 1982, il Maurizio Costanzo Show fino al delitto di Cogne. Passando per quel sorriso cialtronesco e infingardo di Silvio Berlusconi attraverso i cartelloni pubblicitari. È quel che vede Ernesto Marchetti, oggi arrivato alle soglie dei sessant’anni, onesto, brav’uomo di quell’Italia operosa degli ultimi trent’anni: da tappezziere a cuoco di una scuola, da traslocatore a traffichino inconsapevole per una non meglio identificata azienda. L’Italia della giovinezza dei nostri genitori fino all’oggi terribile, alti e bassi di un Paese vessato, offeso, maschera di una superficialità che passa dal benessere economico degli anni, politicamente terribili, del socialismo di Bettino Craxi all’attuale crisi. Passando ovviamente per il berlusconismo.

La malinconia impazza, le tragedie quotidiane della vita di Ernesto sono quelle solite, ma in qualche modo lui sopravvive sempre, lui osservatore di quel mondo che gli passa davanti, dove amici corrotti o artisti sono più furbi o più bravi di lui. La volgarità di quel mondo lascia il posto ad una malinconia e una solitudine sottesa, ma i tempi andati sono i tempi andati e Giovanni Veronesi intinge il pennello nel profumo dei ricordi, e alla fin fine attraverso il suo occhio non sembrano così terribili. Sono ricordi, sono quello che siamo stati. Nel bene e nel male. Ed è proprio questo elemento che dovrebbe irritare lo spettatore e farlo arrabbiare – paradossalmente non tanto per la brutta sceneggiatura, per la mancanza di accuratezza del periodo storico, la pessima recitazione dei comprimari, etc. – ma perché ancora oggi in Italia dopo tutto quello che è emerso e di cui siamo a conoscenza, il cinema continua a produrre pellicole di grana grossa che imitano la commedia di un cinema lontano, quello degli anni Sessanta e Settanta dove l’occhio nostalgico aveva un senso, diverso, perché era il Paese ad essere diverso. Non c’è un cinema politico, sociale, dove la coscienza prende forma all’interno di un discorso complesso, articolato. Ormai la nostra storia è fatta da immagini di un repertorio storico-televisivo decontestualizzato dalle vicende narrate e che passano acriticamente all’interno della pellicola, dove il massimo ci si può aspettare è un “poro Moro”! Superficialità sulla superficialità, idiozia sull’idiozia. E la cosa terribile è che il film sta anche ricevendo critiche buone, nonché paragoni all’impronta del cinema di Scola, su tutti C’eravamo tanto amati. Mah!?

Qualche battuta, qualche scena regge il discorso tenuto malamente in piedi nel film di Veronesi, ad esempio le scene sulla corruzione della sanità o l’accorata conversione del personaggio di Ricky Memphis, Giacinto, che da ex socialista a berlusconista della “prima ora” che bofonchia i motivi della sua ammirazione nei confronti del lavoro politico e industriale dell’ex-premier. Ma è una casualità e la cosa che fa ancora più arrabbiare è che un canovaccio di questo tipo, l’uomo comune all’interno della nostra Storia degli ultimi quarant’anni, poteva essere l’oggetto di un capolavoro di cosciente critica al nostro sistema e perché no la rinascita di un cinema consapevole del suo passato e del suo presente. Ma come al solito è uscito un piagnisteo romantico e accorato alla “volemose bene”. E il povero Elio Germano, ormai divenuto a torto o a ragione la raffigurazione di quei tempi, si barcamena piuttosto bene da ventenne a sessantenne; è credibile e rende onestamente dignità al suo personaggio. Una domanda sorge però spontanea: c’è forse dell’ironia sottesa nella scelta di due attori come Memphis e la Mastronardi allevati in casa Mediaset?

Guarda il trailer

L’ultima ruota del carro
Regia: Giovanni Veronesi
Interpreti: Elio Germano, Ricky Memphis, Alessandra Mastronardi, Alesandro Haber, Sergio Rubini, Dalila Di Lazzaro
Produzione: Italia, 2013
Durata: 113’
Distribuzione: Fandango/Warner Bros., 14 novembre 2013

 



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Category: Cinema