La voce della Rivoluzione del Gelsomino, El Général live @ Roma
Hamada Ben Amor aka El Général è un giovane rapper tunisino, autore dell’inno della ‘rivoluzione del gelsomino’, la canzone Rais Lebled(Presidente del paese).
Amante dell’hip hop e della propria gente, Ben intona il suo ‘rap cosciente’ già dal 2008, da diciottenne scrive il primo pezzo Why?, ispirato alla vergognosa corruzione dilagata con il regime. Il difficile intento è quello di ‘risvegliare nelle persone un sentimento di libertà’, ma la rigida censura riesce a non far emergere e diffondere le sue canzoni. Sono considerate una minaccia, in quanto sospettate di far affiorare nel popolo un sentimento di ribellione.
A dicembre del 2010, il rapper riesce a caricare in rete la tanto proibita Rais Lebled, rivolta a Ben Alì, di cui in fondo riportiamo il testo tradotto.
In poche ore la canzone viene diffusa, arrivando ad una TV locale e Al-Jazeera. Il sito dell’artista viene immediatamente oscurato, così come la pagina Facebook. Il regime è furibondo con il ventunenne, al quale viene addirittura tagliata la linea al cellulare. Questa volta però, la censura è arrivata troppo tardi. Le parole de El General riescono a raggiungere e galvanizzare molti di quei giovani animi frustrati da anni di oppressione e ingiustizie.
Poco dopo l’inizio delle rivolte, esce il pezzo Tounes Bladna, ossia “la Tunisia è nostra”, incriminata dal regime insieme alla canzone precedente. E’ l’alba del 6 gennaio 2011, quando un blitz di 40 poliziotti irrompe in casa dei genitori di Ben, sita nella città meridionale di Sfax. Arrestano il rapper, con la scusa di un necessario interrogatorio. Cosa è successo durante la prigionia? Speriamo di riuscire a farcelo raccontare tra qualche giorno, quando lo incontreremo. 72 ore dopo l’arresto, Ben viene rilasciato e costretto a firmare una dichiarazione in virtù della quale si sarebbe impegnato a non fare più canzoni a sfondo politico. Gli viene inoltre vietato di fare live-show nel paese. Evidentemente Ben Alì non aveva ben digerito la verità e se ne sarebbe voluto preservare in futuro.
Con il rovesciamento della dittatura, le canzoni di El General hanno avuto una forte risonanza a livello internazionale. Il mese scorso egli ha portato la sua musica in Francia e prossimamente sarà anche in Italia. Il suo prossimo album La voix du Peuple (La voce del popolo) si è guadagnato il riconoscimento da parte del nuovo Ministero della Cultura tunisino.
Il prossimo mese, Roma avrà il piacere di ascoltarlo dal vivo il 1° maggio al Forte Prenestino, in un concerto al quale prenderanno parte, tra gli altri, gli Assalti Frontali e sembra sia quasi sicura una seconda data per la Capitale. Vi terremo informati.
Traduzione del testo di “Rais Lebled”
Signor Presidente,
sto parlando, oggi, a nome mio e di tutte le persone che, nel 2011, stanno soffrendo. C’è gente che muore di fame, che vuole lavorare per sopravvivere ma la loro voce non è ascoltata…Scenda in strada Presidente, a vedere.
Le persone stanno impazzendo, venga in strada a vedere la polizia con i manganelli.
A loro non importa nulla, manganellano la gente in quanto non vi è nessuno che dica loro di smettere, neanche la legge. La costituzione, è stata messa nell’acqua e bevuta.
Ogni giorno, sento di processi ingiusti contro la povera gente, anche quando tutti sanno che ‘quella’ è una brava persona! Ho visto le nostre donne, violentate. Accetterebbe questo per sua figlia, Presidente?
So che queste parole faranno uscire lacrime dai sui occhi, come dagli occhi di un padre che non vuole ferire i suoi figli. Dunque, questo è un messaggio da parte di uno dei figli della sua terra, che sta raccontando la sua sofferenza. Stiamo vivendo da cani: la metà delle persone vivono nella sporcizia e si abbeverano alla sorgente della sofferenza.
Signor Presidente, il tuo popolo sta morendo. Molte persone cercano da mangiare nella spazzatura. Lei vede cosa sta realmente accadendo al paese? La miseria è in ogni angolo e la gente non ha più neanche un posto dove dormire.
Sto parlando in nome di tutta questa gente. La gente che sta soffrendo, che è stata messa sotto i piedi.
Signor Presidente, dicesti che era il tempo di parlare senza paura, ma io so che alla fine pagherò con i pugni le mie parole. Ho visto troppe ingiustizie, così ho deciso di mandare questo messaggio, malgrado la gente mi ha detto che mi sarei condannato a morte. Quando ai tunisini sarà concesso sognare? Dov’è la libertà d’espressione? …Sono solo parole…
La Tunisia è stata definita il paese “verde” dei giovani e della speranza, ma qui c’è solo deserto, che spacca il paese. C’è il brigantaggio delle forze che dominano un paese senza che nessuno gli abbia mai nominati al potere.
Sono stati promessi soldi per infrastrutture e progetti, scuole, ospedali,case…ma i figli d’un cane si sono già mangiati tutto. Hanno rubato, rapinato, sequestrato e non vogliono neanche lasciare la poltrona.
So che ci sono molte belle parole nel cuore della gente, che però non escono. Se non ci fossero queste ingiustizie, non sarei qui a dire queste cose.
Signor Presidente, il tuo popolo sta morendo. Molte persone cercano da mangiare nella spazzatura. Lei vede cosa sta realmente accadendo al paese? La miseria è in ogni angolo e la gente non ha più neanche un posto dove dormire.Sto parlando in nome di tutta questa gente. La gente che sta soffrendo, che è stata messa sotto i piedi.