Le cose brutte non esistono di Riccardo Romani
Un viaggio nella vita. Questo è a conti fatti il romanzo di Riccardo Romani, Le cose brutte non esistono, la ricerca del sé e dell’altro in una contemporaneità confusa e contraddittoria che deve fare i conti con un passato altrettanto doloroso e confuso. Niente di nuovo, qualcuno potrebbe dire, ma l’autore riesce ad imprimere all’intero testo un’originalità e una forza della quale si resta soggiogati. La storia è quella di un uomo, catapultato da Greto nella provincia ferrarese all’America dei grandi spazi solitari del Texas, che guida una vettura rubata nei giorni in cui lo Shuttle Columbia esplode nel 2003. Pertanto non è il caso che gli fa cadere un braccio sul cofano della sua macchina. Sta fuggendo non si sa bene da cosa ed è alla ricerca di Alfonso Duro, personaggio mitizzato appartenente ad un machismo vecchio stile (chiamiamolo così!), amico di quel padre errabondo che vedeva così poco da piccolo, assente in molti sensi. Ma la sua vera ricerca è quella di Senida e del suo figlio autistico Niko. Di quella donna lui è sempre stato innamorato, ma la sua storia riporta ad un’altra più drammatica e conosciuta, quella della guerra balcanica degli anni Novanta, la morte, le bombe, la paura, la povertà. E poi ci sono altre distese immense che sono quelle argentine, altri spazi e altre identità che trovano forma in tante spettacolari caratteristiche.
Il viaggio del nostro protagonista senza nome è un viaggio verso la speranza, come vuole suggerire anche l’autore, un cammino interiore che fa capo ai temi dell’amore, della morte, del rapporto fra un padre e un figlio, una madre e un figlio, la violenza, gli stupri di massa, la guerra. Il protagonista erra per tutti quegli spazi desolati che richiamano il desiderio di potere essere assolutamente se stessi, senza bisogno di intermediari. Nessuno sembra mentire sulla propria identità tranne Alfonso Duro, che di nomi ne ha tanti, nel paese delle opportunità. E Romani racconta la violenza, le armi, la vita, la vecchiaia, la morte, la pace e la serenità di quest’America dalle mille contraddizioni, ma anche semplice e diretta, che poco appare attraverso i media. E questo è un elemento in più nella chiave di scrittura dell’autore, considerato che dal mondo dei media proviene, attualmente giornalista per Sky Tg24 e con una lunga carriera di documentarista e inviato nei “luoghi caldi” del pianeta e non solo. Pertanto quei luoghi che descrive nel suo libro li conosce bene.
Le cose brutte non esistono è un romanzo raro, enigmatico e bellissimo, capace di penetrare nell’animo umano attraverso una scrittura singolare e ipnotica costruita per immagini. Riccardo Romani si approccia al Texas e all’America più in generale con la stessa armonia dello “straniero” Wim Wenders di Paris, Texas e La terra dell’abbondanza, possiede la stessa grazia estetica del David Lynch di Una storia vera e la cupezza di Twin Peaks, la stessa filigranata filosofica poesia del Terrence Malick de I giorni del cielo e Badlands. Un viaggio on the road nell’America, con mille riferimenti alla sua filmografia indie, nel suo respiro più puro, che è ancora tanto simile e al tempo stesso tanto diversa da quella di Kerouac. Colori, memorie, forme, sapori e armonie di cinema che diventa letteratura, esplosioni di mescolanze culturali che si dipanano, dall’essenza del racconto alla grafica personalizzata del volume e al bellissimo (per una volta) booktrailer. Così per una volta essenza e superficie si mescolano in un tripudio di grande autorialità e forme che prediligono la ricerca. Dell’umano. Della speranza. Come della vita stessa. Che poi in fondo sono tutte la medesima cosa.
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Le cose brutte non esistono
Autore: Riccardo Romani
Casa editrice: 66th and 2nd, 2013
Collana: Bookclub
Pagine: 240
Prezzo: 15,00 €
Category: Libri