Romanzo di una strage presentato a Roma
Presentato alla stampa il nuovo film di Giordana in uscita venerdì 30 marzo
Il fatto che alla conferenza stampa di Romanzo di una strage hanno tenuto banco le polemiche sollevate da Mario Calabresi il giorno prima in merito a come erano stati ritratti alcuni aspetti del carattere del papà Luigi, più che le tematiche generali che il nuovo lavoro di Giordana riesce a toccare, la dice lunga su come la stampa in generale ha ancora la predisposizione ad affrontare le vicende e i retroscena della strage di Piazza Fontana a Milano nel ’69. Sarebbe davvero curioso capire che cosa potrebbe accadere nelle urne italiane se una produzione del genere avesse lo stesso successo e il ritorno mediatico di Romanzo Criminale.
Lunedì 26 Marzo almeno, la presentazione ufficiale del film al Cinema Adriano a Roma con il cast praticamente al completo, si è rilevata un’interessante opportunità per capire quanto il regista milanese ci tenesse a realizzare un’opera del genere e come, in un certo senso, le vicende di tutta la storia si intrecciassero anche ad alcuni aspetti del suo passato da studente. Nel corso della chiaccherata con la stampa del resto è emerso come Marco Tullio Giordana oltre ad aver partecipato alla tragica manifestazione che poi fu teatro della controversa uccisione dell’agente Antonio Annarumma (e che diede inizio alla paurosa spirale di violenze che segnò per sempre la fine del ’69), in quegli anni ebbe anche modo di conoscere direttamente proprio il commissario Luigi Calabresi nel corso di un’interrogatorio legato ad alcune occupazioni al liceo Berchet a Milano.
Stando alle sue dichiarazioni, la prossimità temporale ai fatti e il coefficente smisurato del peso che le impostazioni ideologiche possono avere nell’affrontare argomenti del genere, hanno fatto in modo che l’autore milanese impiegasse molto tempo prima di liberarsi di tutti i preconcetti politici per poi elaborare una visione d’insieme che possa tenere conto solo di sovrastrutture di carattere cinematografico.
In merito poi, alle obiezioni sul fatto che nel film viene solo lasciato immaginare come si susseguono le morti di Pinelli e Calabresi senza che venga proposta una ricostruzione effettiva, Giordana ha spiegato che, anche in quel caso, come nel resto del film, lui abbia preferito attenersi ai dati processuali certi delle indagini che però in quel caso sono ancora oscure e indisponibili. In merito proprio alla ricostruzione dei due personaggi protagonisti del film interpretati da Favino e Mastandrea è curioso come i due attori romani abbiano voluto seguire percorsi di immedesimazioni differenti per definire i loro ruoli. Il primo, già in sala in questi giorni con Acab, Posti in piedi in Paradiso e L’Industriale ha scelto di incontrare i familiari dell’anarchico milanese, provando a tessere un’avvicinamento emotivo che contava anche sul fatto che Pinelli è morto alla stessa età che Favino ha ora.
Mastandrea, al contrario, conscio del dolore e dell’infanzia terribile che i figli di Calabresi hanno dovuto passare ha preferito evitare di riaprire in quella famiglia certe ferite e impostare un percorso di formazione del personaggio intimo e personale. L’approssimarsi dell’uscita in sala di Diaz, ha consentito al protagonista di Ruggine di precisare come per la sua generazione gli eventi di Bolzaneto costicuiscano una ferita profonda altrettanto grave di Piazza Fontana.
Tanto più che la prassi, in certe circostanze, sembra essere quella più prossima all’insabbiamento e all’oblio. Aldilà di come verranno accolti in sala, Romanzo di una strage e Diaz sono la prova che il cinema italiano sta cominciando a provare una nuova stagione di riflessione sul nostro passato dopo qualche anno di black out.
Poi per prove di ultracinema tipo il Divo di Sorrentino c’è sempre tempo.