La sala del teatro all’entrata gli spettatori è cosparsa di sottili strati di fumo. Forse semplicemente i resti incancellabili delle prove del pomeriggio, forse il primo effetto speciale che introduce nell’atmosfera magica de “L’Arca di Giada”. Il musical, un’opera gotica e fantasy realizzata dal regista e compositore Tony Verde, con i testi e le scenografie di Daniela Fusco e le coreografie di Daniel Abruzzese e Fabio Raspanti, e prodotta da UniArte, in scena a Roma al Palladium dal 2 al 5 dicembre, è una fiaba surreale che unisce gli echi delle storie fantastiche che dalla notte dei tempi si raccontano ai bambini, con la sperimentazione, unica nel suo genere, della tecnologia 3DLive.
Venti persone in scena tra attori, cantanti, ballerini ed acrobati che ci raccontano, insieme ai personaggi 3D la storia accaduta alla principessa Gioviska, figlia del Sole e futura sovrana del regno della galassia dell’Arcipelago del Sole, rapita dal re dell’Arcipelago della Luna. Dopo molti anni la bambina, ormai diventata una ragazza, inizia il cammino, pieno di pericoli e inganni, che la porterà ad attraversare la Porta del Sole. Solo così tornerà regina del suo regno. Questa la semplificazione di una trama che seguendo i passi della principessa Gioviska presenta molte complicazioni e colpi di scena, tra incantesimi e labirinti, forze del male che lottano contro le forze del bene e l’amore di un principe puro che segue fino ai luoghi più pericolosi ed impossibili la propria amata. Come tutte le migliori storie, la vicenda è narrata dall’equipaggio dell’Arca di Giada che in viaggio verso nuovi orizzonti approda nell’Arcipelago del Sole e trova il libro che ne racconta le imprese.
Interessante sperimentazione è la molteplicità dei piani di racconto che si amalgamano in un’unica narrazione epica grazie alle musiche di Tony Verde, registrate con un’orchestra di 40 elementi, che variano dalla solennità dei toni lirici, magnificamente interpretati dai cantanti in scena, alla forza travolgente del rock, per poi ritornare alla dolcezza di melodie classiche interrotte da magie nere e colpi di elettronica. Le parole sono perlopiù cantate, lo spazio concesso alla recitazione tradizionale è minimo, ma la forza comunicativa dell’Arca di Giada non si ferma al testo. C’è anche l’espressività del corpo che nella danza percorre, come in un racconto parallelo narrato da personaggi silenziosi, tutte la fasi del musical. Magico il momento in cui il corpo di ballo, in un’atmosfera di luci soffuse, si muove sul palco con legate ai polsi delle luci bianche, come in una foresta di lucciole e polveri magiche. A questo si aggiunge il fascino degli acrobati, giocolieri del rischio e sprezzanti della forza di gravità a cui è soggetta il loro corpo.
Sullo sfondo un enorme telo su cui vengono proiettate le immagini 3D, veri e propri personaggi virtuali presenti sulla scena tanto quanto quelli reali e che interagiscono con loro. Sempre in 3D le ambientazioni virtuali, che rendono possibile ogni tipo di paesaggio fantastico e a volte scorrono alla velocità della caduta libera di Alice nella tana del Bianconiglio. Un evolversi di immagini virtuali a volte forse troppo eccessivo che in alcuni momenti ha distratto l’attenzione da ciò che i personaggi reali compivano in primo piano sul palco. Ma forse, anche questo, è un effetto speciale voluto.
Curiosità: anche per i provini e le prove vere e proprie è stata utilizzata tecnologia. Il cast è stato selezionato tramite Myspace e le prove con attori, ballerini e cantanti, sono state svolte giornalmente in videoconferenza tramite Skype.