Un gioco, abbinare ad un tipo di vino la musica giusta. Questa l’idea di fondo di Wine Sound System, il progetto multisensoriale ideato da Daniele De Michele, alias Donpasta, che si è tenuto sabato 27 novembre, all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Quattro gli incontri, dodici i vini presentati, scelti accuratamente dal banditore della serata, tra le cantine pugliesi che più rispondono al richiamo naturale del ciclo della vite e del miracolo della vinificazione, senza strizzare l’occhio alle logiche più commerciali.
L’ingrediente segreto? L’alchimia, la chimica che necessariamente si deve creare tra il pubblico e i sensi, tra il vino scelto e i vari palati, la stessa che fa si che un mosto d’uva diventi un vino grandioso.
L’esperienza sinestetica che già dovrebbe accompagnare la degustazione di un vino, si arricchisce qui del senso dell’udito, alla ricerca del suono che richiami quello che avviene nel nostro palato e soprattutto nella nostra mente, quando un certo profumo o un certo sapore evoca ricordi, sensazioni, colori.
Scandendo l’assaggio dei vini, Donpasta racconta leggende che hanno per protagonista il vino e soprattutto la contaminazione territoriale e umana, humus ideale per la creazione di capolavori, vinicoli e musicali, esattamente come il jazz, trionfo dell’incontro-scontro dei respiri e dei battiti delle varie etnie che abitavano l’America in quegli anni.
I vini protagonisti dell’ultimo atelier multisensoriale sono stati un Negroamaro, un Primitivo e un Aleatico. Donpasta cerca tra il pubblico il nome dell’abbinamento musicale perfetto, dando l’impressione di avere le idee già piuttosto chiare sul pezzo ideale. Da consumato banditore, scarta delle opzioni, ne lascia in sospeso altre.
L’ultimo incontro si è arricchito della presenza di Nicola Conte, che si è prestato immediatamente allo spirito del gioco.
La sensazione finale della serata? Per rimanere nella metafora gastronomica, quella di una cena che stuzzica, ma non sazia. Poco spazio infatti è dato al vino in sé e alle innumerevoli sensazioni che regala, poco lo spazio dedicato all’immaginario che un buon bicchiere di rosso suscita, soprattutto in un pubblico neofita dell’assaggio. Si sarebbe potuto giocare molto di più con le durezze di alcuni tannini e i toni neri di un certo sound, con la morbidezza zuccherina di un insolito Aleatico e le atmosfere melodiche di certe voci. Donpasta ci ha lasciato un po’ con l’aquolina in bocca, come un gioco interrotto sul più bello. Insomma, un ottimo spunto,un’idea grandiosa, ma una resa non esattamente all’altezza delle aspettative. Del resto però, l’alcol ha i suoi effetti collaterali e noi amanti del bicchiere, non possiamo che essere clementi verso chi se ne bea.
Rubrica: Food & Wine, Musica – Segui i commenti (feed RSS)